Don Adolfo Bettini e il cammino vocazionale profetizzato da Padre Pio

L’ho incontrato per la prima volta alcuni anni fa al Centro Gruppi di Preghiera di Padre Pio di San Giovanni Rotondo, don Adolfo Bettini, classe 1942, originario di un piccolo paese del riminese. Mi colpì la sua calma, la sua semplicità e la sua diligenza, oltre i grandi occhi azzurri pieni di gentilezza.

Circa un anno dopo, lo vidi protagonista di un breve servizio andato in onda su TV2000 nel quale riassumeva in pochi minuti la storia della sua vocazione legata ad una visita fatta a Padre Pio negli anni Sessanta.

«Conobbi Padre Pio nel gennaio del 1964 – conferma timidamente quando gli chiediamo di condividere la sua testimonianza con i lettori de “La Casa Sollievo della Sofferenza” – ero poco più che ventenne e in cerca di vocazione».

Nel 1953, l’undicenne Adolfo entra nel Seminario Diocesano di Pennabili (RN) e l’anno successivo viene accolto nell’Istituto dei Missionari Comboniani dove si forma per quasi dieci anni. «Poi per motivi di salute mi trovai costretto a lasciare i missionari – continua – ma dentro di me sentivo forte la chiamata del Signore. Chiesi perciò a diversi padri spirituali di aiutarmi nel discernimento, ma ognuno di loro mi suggeriva strade diverse. Vivevo un forte periodo di confusione e malessere interiore».

Verso la fine del 1963, un caro amico gli parla di Padre Pio e il giovane Adolfo, senza esitare, parte per San Giovanni Rotondo. «Fu un viaggio disastroso – racconta con un sorriso – e per strada nevicava. Io con la mia Fiat 500 non riuscivo a camminare. Parcheggiai l’auto in un’area di sosta e feci l’autostop. Era tarda sera. Si fermò una macchina e dentro c’erano persone che litigavano continuamente tra loro e non capivo dove mi stessero portando. Ad un certo punto fermarono l’auto e mi dissero di scendere. Ero a Napoli. Qui presi un treno per Foggia e poi di lì, finalmente, fu semplice raggiungere San Giovanni Rotondo».

Arrivato nei pressi del Convento dei Cappuccini ed entrato in sacrestia, cerca qualcuno che possa dirgli come incontrare il Padre, finché non vede correre verso di lui fra Giovanni, un frate laico che «pensavo fosse venuto a cacciarmi – sorride – e così per non creare disturbi mi incamminai verso l’uscita, ma lui mi chiamò: “Adolfo, dove vai?”. Mi disse che pochi minuti prima Padre Pio lo aveva convocato nella sua cella e gli aveva detto: “mi devi fare un grande favore, vai giù di sotto, in sacrestia, c’è un giovane, si chiama Adolfo, è molto magro, voleva diventare missionario, ma non ha potuto. È venuto qua, perché vuole parlare con me, digli che domattina alle 9:30 nella sala San Francesco, io sarò ben contento di incontrarlo”».

Alcuni anni dopo la visita a Padre Pio, sfogliando il periodico “La Casa Sollievo della Sofferenza”, don Adolfo si riconosce in questa fotografia del gennaio 1964. È il primo a sinistra inginocchiato dinanzi al Padre.

«Io mi ricordo la felicità che provai in quel momento. La mattina dopo arrivai all’appuntamento molto in anticipo, ma quando arrivò Padre Pio e mi passò davanti senza guardarmi pensai “ma guarda un po’ mi ha detto che voleva incontrami e invece passa oltre e neanche mi vede”. E poi si girò verso di me di scatto e disse: “ah, sei qua! Che cosa vuoi?”. Gli risposi: “quello che voglio io? Ma quello che vuole il Signore da me, perché io non capisco più niente”. Allora mi guardò con degli occhioni meravigliosi e aggiunse: “tu sarai sacerdote, sacerdote del Cuore di Gesù, ma non adesso, passerà molto tempo. Però preparati fin da ora e consacrati tutto a Dio”. Fui ordinato sacerdote esattamente 25 anni dopo, il 21 maggio 1988».

Dopo l’incontro con il frate, il giovane Adolfo torna a casa. Dietro consiglio di suo padre partecipa al concorso per lavorare in Poste Italiane a Terni «ma non avevo voglia di star lì – confessa – tanto che provai a sbagliare tutte le risposte, ma vinsi ugualmente il concorso. Capii allora che quella era la volontà di Dio e ancora oggi benedico il Signore di quegli anni di servizio perché mi hanno dato un profitto grandissimo: ho conosciuto le difficoltà delle persone, del mondo del lavoro e quando consegnavo la posta alle famiglie, mi aspettavano sulla soglia della porta perché potessi dar loro un segno di consolazione, di conforto, di sostegno».

Dopo 21 anni passati a consegnare lettere «il Signore mi chiamò. Firmai il licenziamento ed entrai nel seminario di Assisi. Quando fui ordinato sacerdote se ne parlò addirittura sui giornali. “Uno delle poste è diventato sacerdote” si diceva. Era il primo caso in Umbria e lo slogan era “Postino degli uomini-postino di Dio”».

Riceve l’incarico di cappellano nell’acciaieria di Terni trovandosi a contatto con gli operai e comprendendo bene le difficoltà del lavoro tanto che spesso anche di notte si reca in acciaieria per star loro vicino.

Il 21 maggio 1988, monsignor Franco Galdrini ordina sacerdote Adolfo Bettini

«Finalmente diedi risposta alle tantissime domande che mi frullavano nella testa negli anni passati alle Poste: mi chiedevo spesso se stessi perdendo tempo facendo un lavoro che non aveva nulla a che fare con quello che Padre Pio mi aveva detto, ma capii solo allora che dobbiamo imparare a fidarci del Signore perché agisce secondo i suoi tempi».

Dal 2007, don Adolfo è Assistente Spirituale Regionale dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio dell’Umbria, una carica che ha accolto come una nuova missione alla quale Padre Pio lo ha sottoposto, per questo portata avanti con grande amore e dedizione.

«Oggi dedico moltissimo tempo al servizio dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio – conclude – e all’attenzione e solidarietà verso chi soffre. Non cerco più risposte: ho imparato nel mio cammino a fidarmi del Signore e abbandonarmi a Lui e ogni giorno è Lui che conduce i miei passi».